Duomo di Mortegliano

Dedicato ai Santi Pietro e Paolo è un edificio a pianta ottagonale con abside a occidente e due cappelle, maggiori e minori.
Il Duomo sorge sull’antica Cortina, che era circondata da un fossato, sul luogo della prima chiesa di San Paolo dove già da tempo non si officiava più. Il progetto fu affidato ad Andrea Scala (1820–1893) dal pievano Marco Placereani (1829–1880) che propose un edificio neogotico a pianta ottagonale con cappelle su tutti i lati.
Nel frattempo, nel 1863, fu istituita una società privata morteglianese che ebbe il compito di predisporre i lavori e raccogliere le offerte. I lavori di scavo iniziarono il 22 marzo 1864 e un mese dopo l’ arcivescovo di Udine benedì la prima pietra. Tredici anni più tardi la costruzione era arrivata alle piramidi, ma l’architetto si rifiutò di consegnare il progetto per la copertura a causa di mancati pagamenti avvenuti a suo favore.
Nel 1898 fu bandito un concorso per la copertura del Duomo ma nessun progetto venne ritenuto adeguato tecnicamente e finanziariamente. Dopo numerose interruzioni i lavori ripresero solo nel 1906 per merito del capomastro Bigaro che ideò la copertura ad ombrello conclusasi nel 1911 coi lavori di rifinitura. Durante la Prima Guerra Mondiale l’edificio fu sede del IV Cavalleria che lo utilizzò anche come osservatorio militare.
All’arrivo delle truppe austro - tedesche, il Duomo fu penetrato con mezzi pesanti che causarono numerosi danni. Solo a conclusione della guerra fu possibile riprendere i lavori culminati con la consacrazione del 27 novembre 1920. In seguito furono completati i lavori di allestimento degli altari, del pulpito, delle vetrate e delle cappelle. Con Breve Apostolico di S.S. Papa Pio XI, in data 4 febbraio 1926, il Duomo fu elevato a dignità arcipretale. Dopo il terremoto del ‘76  si resero necessari  nuovi lavori  di recupero nella zona del minareto, del tetto e dei pinnacoli. La riapertura al culto avvenne il 10 luglio 1977.

L’Esterno

L’edificio, con i suoi 812 mq. ca. e 80 m. di altezza, è di stile neogotico con minareto e pinnacoli che si innalzano sugli otto angoli della copertura e presenta decorazioni in cotto.
La facciata consta di tre grandi portali a coronamento della vasta gradinata in cemento.
Il piccolo giardino esterno, attraversato da camminamenti che portano al campanile e che circondano l’intera costruzione, è arricchito da due monumenti di alto valore storico-sociale: il Monumento all’Alpino (1974), sulla destra della facciata e il Monumento del Dono del sangue (1969), sulla sinistra, a testimonianza dell’impegno sociale della comunità.

L’Interno

Appena varcata la soglia di ingresso è visibile, sulla destra, la targa commemorativa della consacrazione della posa della prima pietra e del culto. Entrando nell’ampia aula sui due lati sono disposte due acquasantiere di marmo scuro originariamente situate nella più antica chiesa della SS. Trinità. Lungo tutto il perimetro interno si trovano le tavolette dipinte e scolpite con le stazioni della Via Crucis, dono di una benefattrice nel 1921. In alto, le quattro trifore dell’aula centrale sono realizzate in vetro policromo da Scolari e Salviati e trattano il tema del Credo: Credo in Dio (prima verso l’ingresso), Credo in Gesù Cristo (seconda), Credo nello Spirito Santo (terza), Credo alla vita eterna (quarta).

Pala del Martini

All’interno della prima cappella sulla destra si trova la Pala lignea, ivi situata dal 1986, dopo una impegnativa opera di restauro.
L’opera fu commissionata, per la nuova chiesa di San Paolo, dalla Vicinia di Mortegliano il 14 dicembre 1494 allo scultore Giovanni Battista di Martino Mioni (? - 1535, allievo di Alvise Vivarini di Venezia), per l’ingente somma di 1.080 ducati.
L’artista, impegnato dalle numerose commissioni, iniziò il lavoro solo nel 1523 e lo concluse nel 1526. Nel 1527, la pala fu posizionata nella chiesa di S. Paolo fino al 1864, anno in cui fu trasferita nella chiesa della SS. Trinità. Inizialmente era composta da 65 statue ma, purtroppo, durante il trasporto se ne persero due.
La pala, una delle più grandi in Friuli Venezia Giulia, rappresenta uno dei maggiori esempi dell’arte lignea in regione. Il modello compositivo è complesso e si lega ad una tradizione iconografica transalpina. La struttura architettonica consta di tre ripartizioni orizzontali aperte con cornici a motivi lombardeschi a fiori e foglie, sostenute da eleganti colonnine. Poggiante su una predella col bassorilievo del Cristo morto e angeli, culmina con una trabeazione in cui è inserita una lunetta con la Maria Assunta. Le ripartizioni orizzontali rappresentano episodi della vita della Vergine. Al primo livello (13 statue) la Pietà (Compianto sul Cristo morto), al secondo (15 statue) la Dormitio Verginiis con i dieci  Apostoli, al terzo (23 statue) l’Assunzione. Sovrasta l’intera composizione S. Paolo Benedicente tra due angeli. Le statue, originariamente dorate, avevano solo le estremità dipinte.

Croce professionale

Nella stessa nicchia si può ammirare la croce astile di Tiziano Aspetti (ca. 1559 – 1606) in argento dorato, originariamente situata sulla tomba dei sacerdoti sulla Cortina. Il nodo a tempietto toscano è cimato da una doppia voluta arricchita e conclusa a cupolino, con statuine di S. Pietro martire,
S. Osvaldo, S. Paolo, S. Domenico, S. Tommaso d’Aquino e S. Caterina da Siena. Al dritto la croce presenta un crocifisso, al verso la Madonna, e sui quattro medaglioni alle estremità il Padre Eterno, la Maddalena, S. Giovanni Battista e la Madonna al dritto, i quattro Evangelisti al verso.

Cappella del Sacro Cuore di Gesù

La seconda cappella, visibile sulla destra, è quella dedicata al Sacro Cuore di Gesù; fu decorata da Scolari e Salviati nei primi anni ’50. All’interno di quattro quadrilobi scene e strumenti della passione, mentre al centro, troneggia la figura dell’agnello immolato alla salvezza del mondo. L’Altare del Sacro Cuore (1752) è un’opera marmorea di Carlo Picco di Palma; nella sua nicchia si trova la statua del Cuore di Gesù dello scultore Ferdinand Demezt, acquistata a inizio XIX sec.

Cappella del Crocifisso

Ospita tradizionalmente un grande Crocifisso un tempo posizionato sulla tomba dei sacerdoti sulla Cortina, poi nella chiesa del cimitero e infine incorniciato e collocato in Duomo nel 1913. L’opera, di datazione incerta, è comunque di fattura artigianale e di artista anonimo.

Pulpito

Conclude l’ala destra della navata, all’ingresso della zona del presbiterio, il Pulpito marmoreo poligonale disegnato dall’architetto Zanini e realizzato dal marmista Paroni nel 1943.

Presbiterio, coro e abside

L’ampio presbiterio è attorniato dagli stalli del coro ligneo, realizzati da artigiani locali intorno al 1940 su disegno dell’architetto Zanini. In pietra artificiale, privo di decorazione plastica, si impone l’Altare Maggiore (h. 320 cm.) eseguito da Giovanni Rampogna di Cordenons nel 1914-15. Montato nel 1920 in forme goticheggianti, è affiancato da due statue settecentesche di S. Pietro e S. Paolo. Il Tabernacolo, del 1947 di Zanini, è un dono degli ex combattenti. Nella zona retrostante l’altare maggiore si può inoltre osservare un plastico raffigurante Mortegliano durante la battaglia contro i Turchi che può far meglio comprendere questo episodio che ha tanto segnato la storia del paese. Le decorazioni del coro furono realizzate da Scolari e Salviati (restauro Luciano Comand). Sulle pareti i due artisti, con la collaborazione dell’artigiano morteglianese Alfonso Comand, rappresentarono apostoli e martiri come S. Ermacora, S. Fortunato, S. Padino e beato Bertrando, all’interno di cornici  decorative che riportano il nome degli artisti e dei finanziatori (in basso a sinistra). Sul soffitto, all’interno delle quattro vele della copertura a crociera, i simboli degli Evangelisti e più indietro, sulla zona absidale, discende dal cielo la colomba dello Spirito Santo.
Le cinque vetrate sulla parte absidale, sempre di Scolari e Salviati, rappresentano il Buon Pastore, i santi Pietro, Paolo, Francesco e Pio X e riportano, sulla fascia in basso, i nomi dei finanziatori del paese. Le due trifore ai lati del coro sono invece più antiche e furono realizzate dal prof. Della Porta e dalla ditta Maffioli di Udine e rappresentano, a destra, la Vergine regina della pace con le rovine della guerra e le opere di pace e, a sinistra, S. Giuseppe protettore del lavoro con scene di lavoro dei campi, delle officine e della filanda.

Cappella della Madonna del Rosario

Proseguendo la visita si può osservare la Cappella della Madonna del Rosario affrescata da Scolari e Salviati con quadrilobi raffiguranti scene storiche su Mortegliano (ad esempio la lotta cristiana contro i Turchi sulla destra, e la cortina in fiamme sulla sinistra.
L’Altare  della  Vergine del  Rosario  di  Domenico  Cucchiaro  del 1738 presenta una nicchia con la statua tirolese della Madonna di inizio XIX sec., poi trasportata durante la processione  liturgica del Perdono per le vie del paese. Sulla mensa della nicchia fanno da scena undici formelle e bassorilievi con episodi di vita evangelica e della passione. Al di sopra dell’altare un dipinto su muro raffigura l’Annunciazione.

Fonte battesimale

La prima cappella a sinistra, adibita a battistero, è un piccolo vano decorato con motivi battesimali e scritte invocative. Il fonte battesimale, del 1521, forse della bottega del Pilacorte, ha una base che si restringe a scalare con lo stemma di Mortegliano e un cartiglio che cita: ”Ecce agnus dei”. Il fusto, con tre putti in piedi addossati, costituisce un motivo di tradizione scultorea lombardo-veneta quattrocentesca che ebbe larga diffusione in Friuli Venezia Giulia. La vasca con motivi a conchiglia, ha una cornice con la scritta “Dominico Petri  Sclavi et Mattiussio Fassii Camerari MDXXI”. La caldaia in rame sbalzata è datata 1692.

Copertura della navata

La copertura del tetto con altezza, all’esterno, di 80 m è costituita da imponenti travi a vista fatte giungere appositamente dall’Armenia per la giusta lunghezza. Le pareti sono racchiuse da alti pilastri angolari in fascio di colonnine, che nella parte alta disegnano una arcata ogivale. Tutti i corpi degli otto lati si aprono con un arco ogivale, terminano con costolonature a ombrello e sono decorati da campiture geometriche dipinte. Durante la Prima Guerra mondiale, le truppe austro-ungariche tentarono di rimuovere le travi per poter ricostruire i ponti distrutti ma desistettero per ovvi motivi di tenuta del soffitto.


Organo Mascioni

Sulla retro-parete dell’ingresso, nell’acrocoro, si trova l’Organo Mascioni, acquistato nel 1927 all’omonima ditta di Cuvio, Varese. Costruito secondo i canoni della scuola lombarda, ha subito numerosi interventi di riparazione; il restauro più importante è del 1968 con il quale sono state protette le pregiate caratteristiche di musicalità e tono e i particolari registri di cui è dotato.