La storia di Chiasiellis ebbe inizio non prima del X secolo ma la frazione fu popolata soltanto intorno all'anno mille da alcune famiglie di immigrati, probabilmente di origine slava. Il nome Chiasiellis deriva da "caselle", cioè le capanne dei pastori (lat: caselle/capanna - in friulano: Cjasielis).
Quando "Caselle" divenne un villaggio in grado di produrre un reddito, il Patriarca Giovanni, lo concesse in dote al monastero Benedettino femminile di Aquileia, insieme ad altre terre limitrofe. Questo dono aveva lo scopo di sollevare da eventuali dipendenze altrui e affinché le benedettine potessero dedicarsi più intensamente alla vita spirituale e di preghiera.
Grazie a queste doti le monache avevano giurisdizione civile ed ecclesiastica su circa 24 paesi del territorio friulano. Dovevano, però, pagare il patriarca per essere difese da eventuali attacchi.
La badessa, inoltre, aveva il potere di scegliere il cappellano idoneo, perché il patriarca non aveva nessuna influenza sulla decisione.
Nel Medioevo, venne chiesto l'intervento Papale, dalle monache stesse a causa delle ostilità dei feudatari contro il Patriarca. Nel 1286 alla badessa vennero confermate le funzioni episcopali e ogni diritto sulla parrocchia a lei sottomessa.
Con il culto di San Valentino, protettore contro l'ergotismo (il mal caduco), nel corso del XIV secolo, nacque la tradizione della Fiera del 14 febbraio, durante la quale venivano date solenni onoranze al santo e si benedivano i fedeli per scongiurare quel terribile male.
La devozione a San Valentino fu contemporanea alla realizzazione di una prima chiesa, le cui tracce sono state ritrovate durante la costruzione della più recente.
Agli inizi del ‘400 la protezione di Chiasiellis fu affidata agli Strassoldo, mantenendo sempre i suoi privilegi, in quanto il Patriarcato era in decadenza. Nel 1428, il territorio venne occupato da Venezia, che riconfermando i diritti alle monache, contribuì ad un vasto sviluppo del territorio.
Le leggi dello Stato Veneto garantirono una buona gestione dei beni comuni, ampliando granai e stalle, pur prevalendo sempre l'attività pastorale, nelle praterie a sud. Il progressivo trasformarsi della popolazione dalla condizione servile allo stato di coloni e mezzadri favori una organizzazione autonoma della Vicinia.
Alla fine del XV secolo, il piccolo villaggio fu attaccato dai Turchi, con a capo Iskander Bassà.
I danni furono limitati, poiché gli abitanti resistettero abbastanza bene, e gli invasori andarono alla ricerca di prede più ricche verso Mortegliano.
All'inizio del 1500, con lo scoppio della "Lega Santa" il territorio friulano fu spartito fra l'Arciduca d'Austria e la Repubblica di Venezia e le Monache, trovandosi a metà tra l'uno e l'atro, furono costrette a richiedere la giurisdizione della Santa Sede. Giulio II della Rovere le accontentò e confermò il patronato delle monache sui loro territori.
Nel 1783 la Serenissima Repubblica emanò un decreto di scioglimento ed i beni delle monache andarono a privati mentre la giurisdizione ecclesiastica andrò all'arcivescovo. Nel 1786 i comproprietari di Chiasiellis erano: Lucietta Antivari, Battista Bevilacqua ed i signori Cargnelli e Leonardazzi. Nel 1797 i francesi sistemarono di nuovo il regime della proprietà con un definitivo affrancamento dai censi del monastero.
Nel 1739 si lavorò ancora alla Chiesa ove fu posto l'Altare di S. Antonio, che venne invocato per scongiurare un'epidemia. La chiesa venne completata nel 1776 con la posa dell'altare del Mattiussi.
Nel 1799 la Pieve di Chiasiellis è aggregata al Vicario di Mortegliano ed il pievano è nominato direttamente dall'Imperatore d'Austria.
Il Comune di Chiasiellis venne aggregato a quello di Mortegliano in un'unica municipalità agli inizi del XIX secolo con il Regno d'Italia. Assunsero un ruolo di prestigio i Baldissera e i Chiaruttini attivi nella promozione economica e nella amministrazione pubblica fino ai giorni nostri.
La piccola comunità nella prima parte del XIX secolo rimise a nuovo la Chiesa Seicentesca, fece dipingere sul soffitto la Vergine Annunziata e sei anni dopo venne ricostruito il Campanile che vennero conclusi nel 1830.
Nel 1855 un'epidemia di colera decima gli abitanti e per evitare il pericolo di contagio vengono iniziati i lavori dell'attuale cimitero che si conclusero nel 1861.
Nel 1922 con l'arrivo al paese di un nuovo parroco Don Pietro Tosoratti, che si impegnava per la vita spirituale, avviò anche l'asilo infantile.
Il 23 maggio 1915 giunsero in paese gruppi di cavalleggeri e di bersaglieri tra cui Benito Mussolini. Con la Guerra Mondiale del 1915/18 i giovani partirono al fronte e qualcuno non fece nemmeno ritorno. Nel 1918 gli Austriaci portarono via le campane per ricavare il bronzo necessario ai loro cannoni.
Il momento più brutto fu, durante la seconda Guerra Mondiale, la vicinanza con il campo di aviazione creò notevoli difficoltà agli abitanti del paese. Dal 1943 i tedeschi lo occuparono facendone l'obbiettivo di bombardamenti alleati che provocarono la morte di alcuni operai, danni al paese e feriti. In seguito, nel 1945, i tedeschi circondarono Chiasiellis e fecero uscire tutti gli abitanti, alcuni furono arrestati e portati a Udine, ove furono poi liberati.
Nell'aprile successivo arrivarono gli inglesi e per Chiasiellis iniziarono nuovi tempi.
Negli ultimi anni vi sono stati segni di vivacità associativa e di iniziative nel campo sportivo e ricreativo, assieme ad un intenso interesse da parte della popolazione nei confronti del futuro del paese.